giovedì 22 dicembre 2016

L'influenza della religione su Manzoni

La visione del mondo e della letteratura di Manzoni sono fortemente influenzate dalla religione e dalla sua conversione cattolica.

Non starò qui a raccontare la biografia dell'autore, ma per capire i cardini della sua poetica, è necessaria una piccola introduzione alla sua vita

Alessandro Manzoni, dipinto di Giuseppe Molteni (1835)


Alessandro Manzoni è stato uno dei più importanti letterati della storia italiana. Egli è artefice dei Promessi Sposi, celeberrimo romanzo, adoperato come testo di scuola, ancor prima della morte di Manzoni.
Nasce a Milano nel 1785. Studia presso i collegi Barnabiti e Somaschi e, quando termina gli studi, inizia a criticare i loro metodi pedagogici, assumendo una mentalità razionalistica. A Milano diventa amico di Ugo Foscolo e, nel 1805, si trasferisce a Parigi dalla madre Giulia Beccaria. In Francia entra a contatto con la corrente Giansenista e, anche se non vi aderisce, alcuni aspetti della dottrina lo affascinano e lo convincono. Manzoni non era cristiano, ma dopo cinque anni di soggiorno in Francia, decide di convertirsi alla fede cattolica, in parte per merito della moglie, in parte grazie al Giansenismo e in parte influenzato da altri fattori.
La sua conversione cambia anche lo stile e il metodo di scrittura. Vediamo le differenze del prima e del dopo la conversione:

Prima                                                                                  Dopo 

  • Rimandi mitologici                                               No al mito, in quanto falso
  • Linguaggio aulico                                                 Linguaggio medio, accessibile a tutti
  • Età classica come modello                                    Medioevo come modello
  • Concezione classica della letteratura                    Letteratura con scopo morale
  • Allegorie                                                                Storia vera come esempio
  • Bellezza e arti inciviliscono                                  No alla bellezza idealizzata



Se prima i rimandi alla mitologia erano normali per Manzoni, dopo la conversione li rifiuta. Al loro posto userà eventi e personaggi storici. Questa scelta è conforme alla sua visione di letteratura utile, accessibile a tutti: la mitologia era materia delle elite, la storia apparteneva a tutti. Inoltre la mitologia racconta falsità, mentre la storia è appoggiata da documenti certi.
Per Manzoni la letteratura deve essere utile, agire sul mondo e trasformarlo: per riformare la società bisognava “illuminare” le menti degli uomini, diffondendo idee vere. La poesia e l’arte devono ispirarsi a concetti morali per poter continuare ad assolvere nella società la funzione di educazione e di elevazione spirituale ed essere utili.

In questi versi (207-215) tratti dal carme “In morte di Carlo Imbonati”, Manzoni parla ed elogia il Vero:

 “Sentir riprese, e meditar: di poco
esser contento: da la meta mai
non torcer gli occhi, conservar la mano
pura e la mente: de le umane cose
tanto sperimentar, quanto ti basti
per non curarle: non ti far mai servo:
non far tregua coi vili: il santo Vero
mai non tradir: né proferir mai verbo,
che plauda al vizio, o la virtù derida.”

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